Studio dimostra che l’uso dell’iPad in corsia migliora l’efficienza dei medici

Nel numero di marzo del giornale Archives of Internal Medicine è stato pubblicato uno studio (Impact of Mobile Tablet Computers on Internal Medicine Resident Efficiency) condotto dall’Università di Chicago che illustra i risultati relativi all’utilizzo dei tablets in un reparto di medicina interna e di come questi abbiano incrementato l’efficienza dei medici specializzandi nella gestione delle attività di corsia (prescrizione esami, cartella clinica etc..)

Subito dopo l’uscita dell’iPad nel 2010, l’University of Chicago Medicine è stato il primo ospedale americano a dotare i suoi operatori di tablets, assegnando a 115 medici specializzandi del reparto di medicina interna un iPad, collegato ai database dell’ospedale mediante il client Citrix. Nel 2011 più di tre medici su quattro hanno promosso l’iniziativa, dicendo di sentirsi più efficienti e liberi di dedicare più tempi ai pazienti e di partecipare con più facilità ad attività di formazione, proprio grazie al tablet. In particolare, il 90% dei medici ha detto di usare l’iPad abitualmente, e il 78% ha assicurato di sentirsi più efficiente, mentre il 68% è certo di aver evitato ritardi nel seguire i malati. Un risultato confermato dal monitoraggio delle cartelle cliniche elettroniche prima dell’arrivo dell’iPad e tre mesi dopo. 

L’idea, spiegano i ricercatori diretti da Bhakti Patel, è venuta agli stessi medici dell’ospedale, che avevano contattato la Apple per sapere se “avrebbe potuto aiutarci” a sfruttare meglio le novità della tecnologia, ricorda la dottoressa Nancy Luo. Lei stessa aveva scritto una e-mail direttamente a Steve Jobs, nella tarda serata del 25 agosto 2010. Ebbene, alle 5.21 del mattino dopo un executive della Apple rispose che si stava occupando della cosa, dopo “che Steve gli aveva inoltrato la e-mail”. Seguì un incontro e un accordo: l’ospedale ha investito circa 650 dollari per ogni iPad, incluse cover, assicurazioni e software ad hoc. Per garantire la sicurezza dei dati personali dei pazienti tutti i dispositivi sono stati dotati di password, insieme a tutta una serie di link utili e applicazioni ‘a misura di medico’. E i risultati sono stati “incoraggianti: abbiamo visto che questa tecnologia potrebbe migliorare davvero l’assistenza” ai pazienti, conclude Christopher Chapman dell’University of Chicago Medicine.

Questo il link all’articolo del Archives of Internal Medicine

[fonte: Adnkronos SaluteArch Intern Med]